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Vi presento un’ evergreen della mia cucina: la zuppetta di lenticchie e grano saraceno. E’ una zuppa povera in quanto economica, veloce da fare e basata su pochi ingredienti, e ricca contemporaneamente, in quanto ha splendidi valori nutrizionali. Adatta a grandi e piccini, e molto gradito a questi ultimi….

E’ un piatto adatto a tutte le stagioni se avete dei pomodori congelati (o dei pelati) e del basilico essiccato, ma adesso i pomodori sono freschi dell’orto e il profumo di questa zuppa pervade tutta la casa.

Le lenticchie sono tra i miei legumi preferiti, perché molto salutari (qui le proprietà) e perché necessitano di un breve ammollo (per alcuni tipi nemmeno è indispensabile, ma sono dell’idea che l’ammollo ai legumi faccia sempre bene) e una cottura altrettanto breve.

Il grano saraceno è:

Rimineralizzante
• Energizzante
• Consigliato durante l’allattamento
Consigliato per i bambini
• Tiene a bada la pressione alta e il colesterolo
• Senza glutine
Ricco di aminoacidi essenziali

 

fonte: greenme.it

Vi voglio ricordare che come ogni zuppa e ogni brodo diventa particolarmente saporita nel momento in cui aggiungiamo sale.

Il sale però non è proprio il massimo per la salute, soprattutto dei bambini che sviluppano la capacità di gestirlo correttamente da parte dei reni verso l’anno di età.

Quindi se cucinate senza sale è perfetto ma se temete il sapore “sciapito” concedetevi mezzo cucchiaino di sale (integrale). La zuppa sarà molto aromatica e profumata con o senza sale, perché aggiungeremo degli odori tritati finemente, come salvia, rosmarino, maggiorana e basilico.

Ma veniamo a noi:

Zuppetta di lenticchie e grano saraceno

Ingredienti per 2 persone

  • 50 g di lenticchie (ammollo 2 ore)
  • 50 g di grano saraceno
  • 200g di pomodori (uso i Datterini e i San Marzano)
  • un poco di cipolla
  • 1 spicchio di aglio
  • Salvia, rosmarino, basilico, maggiorana o gli odori preferibilmente freschi che avete in vaso
  • Olio EVO, sale e pepe

 

Preparazione:

Tritate finemente la cipolla, schiacciate l’aglio, tagliate a dadini i pomodori e sminuzzate gli odori.

Trasferite tutto in pentola e aggiungete un filo di olio. Accendete la fiamma e fate insaporire l’olio.

Aggiungete le lenticchie e il grano saraceno e coprite con il doppio dell’acqua.

Lasciate cuocere a fuoco lento per 30/45 minuti.

Servite con un filo di olio a crudo e…. buon appetito 🙂

Aneta Rybaczuk
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Amazzonia. Pollo. Proteine.

Cos è che lega queste parole?

La soia, un legume che i cinesi da millenni hanno utilizzato come fertilizzante naturale del suolo (perché arricchisce la terra di azotati) fino a quando non fu sviluppato il processo di fermentazione che trasformava la purea di soia in in una salsa, oggi nota come miso, mangiata come condimento di altri cibi.

L’utilizzo della soia non più come fertilizzante ma quale alimento per l’uomo e per gli animali ha rappresentato un passaggio nella storia dell’agricoltura e dell’alimentazione mondiale di notevole importanza.

La soia è infatti una delle cause più incisive della deforestazione amazzonica – ogni anno nell’area amazzonica vengono distrutti oltre un milione di ettari di bosco.

La soia spopola nelle diete vegane eppure la quantità maggiore è contenuta nel pollo d’allevamento – 100 gr ogni 100 gr di prodotto; è una delle migliori fonti di proteine vegetali  – contenuto proteico pari al 37% circa del peso a secco rispetto a carne e pesce che contengono circa 20-25 grammi di proteine per ogni etto di prodotto.

Nulla da rimproverare se la risposta non è poi così spontanea.

Nonostante i grandi numeri e le numerose e controverse opinioni che la riguardano, è un argomento quasi del tutto ignorato dai grandi media.

Scientificamente “Glycine max” , appartenente alla famiglia delle Leguminose, la soia è attualmente uno dei prodotti alimentari più coltivati nel mondo, poco più di 220 milioni di tonnellate (dati 2009, fonte: FAO) e largamente utilizzata per l’alimentazione degli animali da allevamento (85% della produzione mondiale).

E il restante 15% del prodotto? Copre la domanda del mercato per uso alimentare umano.

Un europeo consuma circa 61 kg di soia l’anno. Il 93% del consumo di soia pro capite annuo ha provenienza indiretta (circa 58 kg),  ovvero dovuto ai mangimi per gli animali necessari per ottenere carne, pesce, uova, yogurt, ecc,  gli altri 4 kg li mangiamo senza saperlo.

La troviamo infatti in numerosi alimenti. Per esempio, la farina ottenuta dopo l’estrazione dell’olio, un prodotto ricco di proteine vegetali, è utilizzata per migliorare la friabilità dei prodotti da forno. I concentrati  di proteine sono anche aggiunti agli alimenti a base di carne (hamburger, ripieni di tortellini e ravioli), o come sostitutivi nei cibi per vegetariani. E infine si trova in alcuni prodotti per aumentare il volume e renderli più soffici (gelati) e in quelli per celiaci al posto delle proteine del grano (glutine).

[fonte ilfattoalimentare.it]

Ma la soia fa bene o fa male?

Il fatto che la soia sia molto commercializzata nei supermercati naturali ci può spingere a pensare che sia la chiave per vivere in salute.

In effetti i semi di soia contengono una vasta gamma di sostanze nutritive: potassio, fosforo, magnesio, calcio, vitamina B6, acido folico, vitamina K. Alcuni studi hanno anche dimostrato la capacità della soia di ridurre il colesterolo cattivo in eccesso e i rischi di cancro alla prostata. La soia e i suoi derivati, come il tofu, contengono composti biologicamente attivi chiamati isoflavoni che possono attivare i recettori degli estrogeni nel corpo umano. Questa caratteristica fa si che gli isoflavoni vengano spesso usati come alternativa naturale ai farmaci per alleviare i sintomi della menopausa e ridurre il rischio di perdita ossea nelle donne anziane.

[fonte energytraining.it ]

C’è chi però sostiene che i rischi del consumo eccessivo di soia superino di molto i benefici.

Altri studi condotti sulle donne hanno evidenziato che dopo soli 14 giorni di assunzione di proteine della soia si verificava un aumento significativo nella proliferazione delle cellule epiteliali del seno, che sono le cellule che hanno più probabilità di trasformarsi in cellule cancerose.

Altrettanto discordanti sono le opinioni in merito all’utilizzo di alimenti a base di soia per i neonati (molti nutrizionisti ritengono che i bambini esposti a elevate quantità di fitoestrogeni sono soggetti a pubertà precoce nelle ragazze e ritardata maturazione fisica nei ragazzi).

Anche in questo caso la virtù potrebbe stare nel mezzo. Mangiare alimenti a base di soia si può ma in modo controllato (non più di 1 – 2 volte a settimana) e nelle forme fermentate. Ma se gli effetti del consumo alimentare di soia nell’uomo non sono ancora del tutto chiari, le conseguenze della produzione per il grande mercato sono già da tempo evidenti, e in alcuni casi, irreparabili.

Ma iniziamo dal principio. La soia fu coltivata per la prima volta in Cina circa 5000 anni fa. L’imperatore la chiamò “Ta Teou” (grande fagiolo) e la classificò tra le cinque piante sacre.

La prima piantagione commerciale fu allestita nel 1929, ma l’uso si è enormemente diffuso dopo la seconda guerra mondiale. Difatti, la scoperta dell’alto valore nutritivo nei mangimi per bovini e pollame, ha lanciato la soia nell’Empireo dei prodotti agricoli facendo schizzare il consumo da 44 milioni di tonnellate nel 1959 a 280 milioni nel 2009.

La crescita esponenziale della domanda mondiale di soia e gli elevatissimi guadagni hanno spinto numerose multinazionali a investire sulla coltivazione intensiva e transgenica con conseguenze spesso devastanti per l’ambiente e per l’uomo.

Tra le voci di protesta sollevatesi contro un fenomeno che oramai ha assunto dimensioni epocali – la superficie di terra coltivata a soia copre oltre 1 milione di chilometri quadrati: quasi la totalità dell’Europa settentrionale (Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi messi insieme) –  anche quella del fotografo Ernesto Piovano che, nel suo paese natale, l’Argentina, realizza nel 2014 un reportage per denunciare gli effetti dell’utilizzo incontrollato di diserbanti, come il glifosato, nelle colture di soia geneticamente modificata. Le immagini raccapriccianti di bambini deformati, dalla pelle di cristallo, di donne ricurve con malformazioni ai tendini, si alternano alla visione drammatica di interminabili campi di girasoli devastati dal veleno. (qui un articolo)

Ciascuno di noi valuta i fatti ed esprime giudizi. Ciascuno può approvare o disapprovare, apprezzare o indignarsi.

Il rispetto dovuto all’essere umano in quanto tale e quello dovuto all’ambiente sono tra i principi fondamentali della morale, cioè quelli che permettono di dire ciò che è bene e ciò è male. Da questi stessi principi non possono prescindere coloro che nell’agire determinano le sorti del genere umano.

Claudia Orsino
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Per una corretta alimentazione dovremmo consumare alimenti vegetali, integrali, possibilmente crudi. Quando abbiamo però bisogno di qualche caloria in più, qualcosa che ci scaldi l’animo, possiamo optare per uno spuntino a base di Hummus di ceci.

I ceci (qui trovate le loro proprietà) sono tra i legumi che preferisco. Ne lesso sempre un po’ in più pure perché ci mettono un po’ a cuocere, e così un giorno mi ci faccio la pasta e ceci e un giorno preparo un barattolo pieno di hummus da tenere in frigo per degli spuntini golosi. Spalmato sul pane o sulla piadina con tante verdure fresche, va bene sempre e comunque, e piace moltissimo anche alla mia bambina.

L’hummus fa tanto bene pure perché è ricco di sesamo, un vero concentrato di virtù (vedi qui).

Un amico delle Canarie lo ha definito il più buon Hummus d’Italia. Hahahah 😀 per questo mi permetto di diffondere la ricetta.

Hummus di ceci

Ingredienti 

  • 300 gr di ceci lessi (nel peso comprendere anche l’acqua gelatinosa di cottura)
  • 2 cucchiai di tahina
  • 1 succo di 1 limone
  • 1 spicchio di aglio medio
  • 1 cucchiaino di semi di cumino
  • 50 ml di olio extravergine di oliva
  • sale (anche no dipende dai gusti)
  • 
paprica per guarnire

per preparare un barattolino di tahina:

  • 100g di sesamo
  • olio di sesamo (olio extravergine di oliva in alternativa)

Preparazione della tahina:

Spandere la metà del sesamo su una padella dal fondo largo (io utilizzo quella per le piadine/crêpes) e tostarla sul fuoco alto. Come iniziano a scoppiettare i primi semi togliete la padella dal fuoco. Ancora caldi metteteli nel frullatore e tostate l’altrà metà del sesamo. Aggiungeteli nel frullatore e tritateli finemente. Poi aggiungete dell’olio di sesamo fino ad ottenere una crema non troppo densa ma abbastanza fluida. Mettetela in un barattolino e copritela con un velo di olio in superficie per prolungarne la corretta conservazione, evitandone l’ossidazione.

 

Preparazione dell’hummus di ceci:

I ceci vanno tenuti in ammollo almeno 24 ore, anche 48, con un pezzetto di alga kombu per aumentarne la digeribilità. Durante l’ammollo l’acqua va cambiata almeno una volta. Quest’acqua va buttata perché ricca di sostanze antinutrizionali. Cuoceteli in pentola di coccio con almeno 3 parti di acqua per parte di ceci, potete lasciare l’alga (la frullo pure nell’hummus). Il sale, se ne volete, aggiungetelo verso i 2/3 della cottura. La cottura va fatta a fuoco basso. Ricordate di non aggiungere acqua fredda altrimenti rischiate di “bloccare” la cottura dei ceci. I ceci saranno cotti dopo 2 ore e mezza, anche 3.

Tritate anzitutto i semi di cumino sennò rimangono troppo integri. Aggiungete quindi i ceci compresi d’acqua di cottura, la tahina, il succo di un limone, l’olio, il sale e l’aglio. Frullate tutto e assaggiate. Inizialmente potrebbe sembrare forte d’aglio, ma l’hummus conservato diventa più saporito e il sapore dell’aglio viene smorzato. Se troppo denso aggiungere acqua di cottura dei ceci oppure un po’ d’olio.

Con il tempo imparerete a giostrare bene i sapori. L’hummus è un perfetto mix tra la morbidezza di ceci+sesamo, l’acidità del limone, e il piccante dell’aglio. Se risultasse troppo insapore provate ad aggiungere semplicemente del sale che esalterà tutti i sapori.

Cospargete l’hummus di ceci con della paprika dolce e….

buon appetito 🙂

Aneta Rybaczuk
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Legumi, cibi integrali e olio di noci: le nuove raccomandazioni dell’Anses per l’alimentazione degli adulti. Grandi cambiamenti rispetto alle precedenti versioni

L’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses) ha pubblicato le nuove raccomandazioni per la dieta dei francesi adulti, evidenziando grandi cambiamenti rispetto alle precedenti versioni. Le novità riguardano il consumo regolare di legumi (come lenticchie, fave o ceci), la necessità di dare la preferenza a prodotti a base di cereali meno raffinati (come pane, pasta e riso integrali o semi-integrali), così come la promozione del consumo di oli vegetali ricchi di acido alfa-linolenico (come gli oli di colza e di noci). L’Anses ribadisce il ruolo cruciale di frutta e verdura e consiglia di rafforzare questa tendenza, dando la preferenza alle verdure. Gli affezionati bevitori di boibite zuccherate dovrebbero limitarsi a meno di un bicchiere al giorno.

 

Fonte: www.ilfattoalimentare.it

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